Ascoli Piceno: una città oltre alle olive
Ascoli Piceno è uno dei 5 capoluoghi di provincia delle Marche, ricca di storia, arte ed è la patria delle famosissime olive all’ascolana.
La città è visitabile in 24 ore e questo è il percorso che vogliamo consigliarvi.
Noi siamo partiti dal Forte Malatesta, la magnifica fortificazione dove oggi sono conservati i preziosi reperti dei Longobardi e di fronte al forte ecco la statua di Cecco Angiolieri, il Cecco famoso che scrisse i versi “S’ì fossi foco”. Proseguendo verso la Piazza dell’Arringo, si giunge alla Cattedrale dedicata a Santa Maria madre di Dio e Sant’Emidio. La facciata è stata progettata da Cola dell’Amatrice. Sulla stessa piazza si affaccia anche il Palazzo dell’Arengo adibito in parte a Pinacoteca civica. L’edificio custodisce le bellezze d’arte della città: quelle che ci hanno colpito di più sono il magnifico piviale del papa Niccolò IV, il papa che si chiamava Fra’ Girolamo Masci nato a Lisciano nel 1227, una cittadina a pochi chilometri da Ascoli Piceno. Le opere dei Crivelli e dei crivelleschi sono i gioielli della collezione. Poi proseguiamo poi per la Galleria di arte contemporanea “O. Licini” allestita nell’ex convento agostiniano dove sono custodite altre preziose opere.
Dopo la pinacoteca è tempo di visitare la piazza “wow”, ossia, Piazza del Popolo. La piazza è il principale luogo di ritrovo degli ascolani, dove ogni terzo fine settimana del mese si svolge il mercatino dell’antiquariato. È il fulcro del carnevale ascolano, unico per l’ironia estrosa e per lo sberleffo caratteristico e proprio degli ascolani. In questa occasione i cittadini trovano il giusto palco nei giorni precedenti alla quaresima. Piazza del Popolo è la splendida location della sfilata del corteo del torneo cavalleresco della Quintana, la rievocazione storica medioevale con giostra equestre, che vede i sestieri della città contendersi il palio, che si svolge la prima domenica di agosto. Dalla forma rettangolare Piazza del Popolo, a nord é delimitata dalla gotica Chiesa di San Francesco.
Il Palazzo dei Capitani è posto al centro del lato ovest della piazza e si mostra con tutta la sua bellezza, insieme allo storico Caffè Meletti col suo elegante stile liberty dove potrete degustare un bicchierino di Anisetta. Nei restanti lati fanno da cornice i portici, con i palazzi retrostanti, che si affacciano discreti sulla piazza. La sensazione che si coglie entrando nel “salotto buono” della città, è di grande piacevolezza e armonia. Piazza del Popolo è una tra le più belle piazze d’Italia, dove ti vien voglia di dire “che bello essere qui, fermiamoci, mettiamoci a sedere e godiamo della bellezza”.
Da non perdere è il giro delle chiese romaniche: partendo dal battistero di San Giovanni a fianco alla cattedrale, continuando poi con San Tommaso, Sant’Angelo Magno, Santa Maria Intervineas, la chiesa Santi Vincenzo e Anastasio, San Vittore e San Salvatore di Sotto. Sono molte altre le chiese come quella di San Pietro, quella sconsacrata dell’Annunziata.
Tante sono anche le opere civili come la Rocca Pia, Porta Tufilla, Porta Romana e la Torre dei Longobardi. Ascoli Piceno, di origine romana (i resti più evidenti sono quelli del teatro), è anche detta la Città delle Cento Torri, che possono essere sicuramente un altro divertente modo per visitarla e scoprirla.
Lasciamo per ultimo, ma non per importanza, il Tempietto di Sant’Emidio alla Grotte, che poggia a ridosso della parete in arenaria e si trova in periferia della città.
Prima di tutto vogliamo farvi vedere le due foto qui sotto: non notate una certa somiglianza?
Il primo scatto è quello della chiesa di Santa Maria della Pace a Roma, il secondo è proprio Sant’Emidio alle Grotte ad Ascoli Piceno. Santa Maria della Pace, opera di Pietro da Cortona, è una chiesa edificata a pochi passi da Piazza Navona, considerata uno degli edifici tra i più riusciti dell’architettura barocca a Roma.
Ma torniamo a noi… L’edificio sacro è detto alle Grotte perché attraversato il portone si accede ad una vera e propria grotta che un tempo erano le catacombe della città. La grotta, in parte naturale in parte realizzata dalla mano dell’uomo, fu il luogo della prima sepoltura del vescovo di Ascoli Sant’Emidio tumulato insieme ad altri martiri. Del santo che protegge dai terremoti si narra che venne decapitato il 5 agosto del 309 nei pressi di Porta Solestà, dove oggi si trova un altro tempietto a pianta ottagonale intitolato anch’esso al santo patrono della città, detto Sant’Emidio Rosso.
Pare che Sant’Emidio dopo essere stato decapitato si sia recato a piedi con la testa sorretta sulle sue stesse mani fino alla grotta dove venne seppellito. Per diversi secoli le spoglie del Santo hanno riposato in questo luogo per essere poi traslate nella cripta del Duomo Cattedrale, dove sono ancora custodite. Il tempietto di Sant’Emidio alle Grotte è stato realizzato in travertino su progetto di Giuseppe Giosafatti, edificato tra il 1717 ed il 1721 su commissione del vescovo ascolano Giovanni Gambi. È evidente che Giosafatti si sia ispirato all’edificio di culto romano, bisogna però ammettere che il fascino e la bellezza del progetto realizzato ad Ascoli si distingua rispetto a quello romano per originalità.
All’interno della grotta troviamo tre piccole navate con le volte a crociera in mattoncini sorrette da colonne, al centro dello spazio interno è collocato l’altare e dietro all’altare la statua di sant’Emidio opera dello stesso Giosafatti. Un corridoio laterale interamente scavato conduce alle tombe originarie ricavate anch’esse dall’arenaria.
Per gli amanti delle feste patronali, quella ascolana si festeggia il 5 agosto. Il simbolo per eccellenza della festa è il basilico che pare sia nato rigoglioso sulla tomba del santo e che nel giorno di festa cittadina ricopre parte del pavimento del sagrato del Duomo. Come tradizione vuole si conclude la giornata con gli spettacolari fuochi pirotecnici.
Insomma la città di travertino è un vero e proprio forziere di gioielli tutti da scoprire e vedere. Siete pronti a visitare Ascoli Piceno con noi magari mangiando un gustosissimo cartoccio di olive all’ascolana?