Amalfi la gloriosa repubblica marinara
La gloriosa città
Siamo ospiti dello splendido ed accogliente Hotel Santa Caterina, da qui si gode di una magnifica vista sulla città di Amalfi. Decidiamo di scendere in città per eplorarla. Chiediamo a un operatore all’ingresso del Museo della carta dove poter fare una foto panoramica del borgo già frequentatissimo da mercanti e navigatori tra il nono e l’undicesimo secolo. Quello fu il periodo di massimo splendore della città. I commerci di tessuti pregiati, legname, spezie, oro, pietre preziose, oggetti di oreficeria, hanno arricchito notevolmente gli abitanti di una delle regine della Costiera. La via che ci ha consigliato insieme a un passante, che ha colto al volo la nostra domanda, è chiamata via delle ferriere. Prima di imboccare la strada il suono quasi assordante dello scorrere dell’acqua attira la nostra attenzione.
La via delle ferriere
Lo scròscio proviene da una cascatella e dalle condutture sotto il manto stradale, coperte da serie di tombini in ghisa. Percepiamo e intuiamo l’abbondanza e potenza del prezioso elemento. Iniziamo a salire lungo la via delle ferriere, che non è proprio una strada, ma una lunga scala in pietra che si addentra nel vallone dove si trovano le ultime case della città.
I costoni in pietra sovrastano il terreno terrazzato e coltivato e racchiudono il vallone che giunge fino al mare. Dalla valle proviene e si ode ancora il suono dell’acqua, adesso è il suono di un torrente. Lungo la fascia mediana, tra i costoni e il torrente, sono sistemati lunghi teli verdi. Sembrano delle lenzuola poggiate e tese sui pergolati in tronchi di legno lunghi tre o quattro metri con un diametro massimo di dieci centimetri che ricoprono e superano in altezza gli alberi di limone che emanano un intenso profumo agrumato.
Gli abitanti della via della ferriere
In realtà qualche ramo supera i pergolati e i teli assumono forme irregolari. Continiuiamo a salire addentrandoci ulteriormente nell’entroterra del territorio di Amalfi. Le piante spontanee in piena fioritura colorano le pareti in pietra a monte e il parapetto a valle. Sono passati una ventina di minuti mentre saliamo le scale e le case sono sempre meno, ma comunque abitate. Ci domandiamo come fanno gli abitanti a portar su la spesa, visto che l’unico modo per raggiungerle è con le scale che stiamo percorrendo.
A domanda posta, arriva subito la risposta! Ci sono dei ragazzi seduti sul muretto del parapetto che parlano tra loro. Rivolgiamo a loro la domanda che ci stavamo ponendo. Ci dicono che per loro è normale salire le scale perchè sono abituati e comunque si organizzano senza grosse difficoltà. Pensiamo che se fossero iscritti a palestra non avrebbero bisogno di fare gli squat, in fondo li fanno tutti i giorni andando su e giù per queste scale.
I meriti della gloriosa e i cambiamenti
Dall’alto guardando a valle notiamo, immerse nella rigogliosa vegetazione della macchia mediterranea, delle strutture. Gli immobili sono abbandonati, visto che i tetti hanno ceduto e sono rimaste solo le mura perimetrali. Dalla grandezza e dalla posizione deduciamo che dovevano essere delle fabbriche.
Il periodo di gloria amalfitana subì un’inversione in seguito alla sconfitta che subì ad opera di Pisa, ma anche a causa di alcune calamità naturali che portarono la cittadina al suo declino economico e all’ascesa delle altre repubbliche marinare di Pisa, Genova e Venezia. Il declino è dovuto anche a questioni politiche che non ci pare il momento di raccontare. Restano però i meriti degli amalfitani, essi, infatti, perfezionarono la bussola, già conosciuta dagli arabi e formularono uno dei primi codici marittimi della storia: le Tavole Amalfitane.
Le cartiere
Quelle che stiamo vedendo sono le fabbriche che sono state edificate nel periodo successivo dei grandi commerci via mare. Sono le fabbriche costruite per produrre ferro e carta. Basti pensare che nel 1861, ad Amalfi, erano attive ben trentotto cartiere che lavoravano a pieno ritmo. Lo scossone dell’unificazione d’Italia e la meccanizzazione dei processi produttivi, portarono al tramonto di queste attività. Mentre proseguiamo il cammino lungo la scala che si addentra nei boschi diventando un sentiero, ogni tanto si vedono altri ruderi delle fabbriche che costeggiano il torrente che qui e là compie dei balzi e ci delizia con delle belle cascatelle immerse nella variegata vegetazione dove cresce anche la rara felce preistorica la Woodwardia radicans.
La meta ambita e sito UNESCO
La gloria della Repubblica marinara non è praticamente mai finita anzi, Amalfi e la Costiera sono state e sono una delle mete, tra le più belle e ambite d’Italia.
Il suo fascino ha sedotto Boccaccio che esaltandola nei suoi versi, ha ispirato altri letterati che ne faranno lo scenario delle novelle, fino al periodo rinascimentale.
Inserita tra le mete del Grand Tour del settecento e dell’ottocento, è presa quasi d’assalto anche oggi dai turisti che giungono da ogni parte del mondo. La costiera, il mare, le sue falesie, la sue bellezze naturali, i terrazzamenti le sue architetture, le attività artigianali, sono talmente peculiari da inserirla nei siti UNESCO insieme a altre città del territorio.
Il giro in città
Il Duomo è il monumento più importante di Amalfi e mozza il fiato per la sua bellezza. Il complesso architettonico, è la sede della cattedra vescovile istituita nel 596. Si compone di una scalea che conduce all’atrio porticato dal quale si può accedere al Chiostro del Paradiso e alle due basiliche tra loro comunicanti: la primitiva cappella del Crocifisso e la nuova basilica intitolata a Sant’Andrea.
Dal chiostro si ha modo di vedere lo svettante campanile, coi i suoi bei elementi decorativi sulla sommità, costituito dal grande cilindro centrale contornato da quattro cilindretti più piccoli. È proprio bello il chiostro del Paradiso, costruito tra il 1266 ed il 1268 che era il luogo per la sepoltura dei personaggi illustri della città.
Gli archi acuti intrecciati su colonne binate, quadruple agli angoli, con capitelli a mezza luna, ci fanno pensare a un merletto ed è un luogo dove si avverte una gran pace della quale abbiamo goduto trattenendoci. Nella cripta riccamente decorata sono custodite le preziose reliquie di sant’Andrea Apostolo, protettore della diocesi amalfitana dalla prima metà del X secolo. Una pizza al piatto per cena è d’obbligo da queste parti. Il gelato gustato seduti sulla scalea del Duomo di fronte alla piazza quando se ne sono andati i turisti mordi e fuggi, è uno di quei piaceri al quale non ci si può sottrarre e noi abbiamo dovuto fare questo piacevolissimo “sacrificio”.
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Questo racconto è stato scritto ascoltando: Mystery of Love di Sufjan Stevens.
In nessun altro luogo come ad Amalfi l’incrocio fra terra e acqua avviene con una reciproca metamorfosi.
Salvatore Quasimodo