Siamo rimasti folgorati dalla magnifica Cappella degli Scrovegni a Padova. La bellezza dei soggetti, il percorso teologico e i simboli scelti da Giotto di Bondone, il maestro del capolavoro, per ciclo degli affreschi non lasciano indifferenti.
Colui che rimutò l’arte del dipignere
Giotto è stato definito dai suoi contemporanei, dotto, ambizioso e raffinato. Cennino Cennini sintetizza con questa frase la grandezza dell’artista, Giotto è colui che “rimutò l’arte del dipignere di greco in latino e ridusse al moderno; ed ebbe l’arte più compiuta che avessi mai più nessuno”.
Del pittore hanno scritto i letterati. Celeberrima è la terzina dedicata, da Dante Alighieri, nel canto XI del Purgatorio: Credette Cimabue ne la pittura / tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, / sì che la fama di colui è scura. (vv. 94-96).
L’eccellenza di Giotto, è riconosciuta pure da Petrarca e da Boccaccio. L’autore del Decamerone ha affermato che Giotto è stato colui che ”fece rinascere la pittura morta da secoli dandole gentilezza e naturalezza”, modificando, cioè, l’immobilità delle icone bizantine, in azione, in dramma, dando finalmente espressività ai sentimenti.
Enrico Scrovegni
L’intero ciclo pittorico della cappella privata, dedicata alla Madonna, è opera di Giotto, al quale Enrico Scrovegni affida l’incarico. Il committente acquista il terreno già nel 1300 e decide di edificare la cappella insieme al suo palazzo dopo aver ottenuto l’autorizzazione del vescovo Ottobono de Razzi. Il vescovo diventerà il patriarca di Aquileia, città che abbiamo già raccontato in ItaliaIn24ore, l’altra rubrica di viaggio del nostro blog.
I temi dell’affresco
A pianta rettangolare, la Cappella degli Scrovegni, ha la volta a botte con le pareti senza partizioni architettoniche. Il ciclo pittorico delle pareti laterali è stato ideato e realizzato su quattro livelli. Partendo da sinistra in basso troviamo le Allegorie dei vizi capitali: Disperazione, Invidia, Idolatria, Ingiustizia, Ira, Incostanza, Stoltezza. A destra si riconoscono le Allegorie delle Virtù: le quattro cardinali, Prudenza, Fortezza, Temperanza, Giustizia e le tre teologali, Fede, Carità, Speranza. Sui tre registri superiori sono state affrescate le Storie di Cristo e le Storie di Gioacchino e della Vergine.
Sulla volta a botte d’azzurro intenso è ritratto il cielo, simbolo della Divinità, con le stelle a otto punte, simbolo dell’ottavo giorno e dieci tondi che rappresentano la Madonna col Bambino attorniata da quattro profeti e il Cristo benedicente anch’esso attorniato da quattro profeti.
Il Giudizio Universale
Sulla parete della controfacciata è dipinto il giudizio universale. Anche questa parete è stata suddivisa in quattro registri. Partiamo dall’alto, dove si osservano due angeli impegnati ad arrotolare il cielo con il sole e la luna. Sotto ai due angeli, ai lati della finestra, sono schierati altri angeli con i loro stendardi. Sotto alla schiera degli angeli, al centro, c’è Cristo avvolto in un arcobaleno. Ai lati di Cristo, sono ritratti gli apostoli, seduti destra e a sinistra.
Infine, sulla sinistra sono ritratti, guidati dalla Madonna, gli eletti, mentre a destra sono pennellati i dannati che scontano le pene che l’Inferno riserva per loro. Sotto la mandorla centrale contenente il Cristo, sorretta da due angeli la croce e più in basso ancora la figura del committente, il celebre ritratto di Enrico Scrovegni.
Il compianto su Cristo Morto e Noli me Tangere
Magnifico il Compianto su Cristo morto, dove il dolore è indagato e raffigurato in tutte le possibili sfumature, le espressioni dei volti e dei corpi dei personaggi riescono a rendere con chiarezza le dinamiche del dolore umano. Il dolore è espresso anche nei gesti e nelle espressioni degli angeli. Il cielo e la terra si uniscono amplificando il dolore in un unico pianto disperato.
Il Noli me Tangere un altro tra i più bei episodi dell’affresco: il Risorto dopo aver spezzato le catene della morte è ritratto in piedi con lo stendardo in mano segno della vittoria. È colmo di tenerezza il gesto Maddalena che tenta di toccarlo.
I due baci
È meraviglioso il bacio tra Gioacchino e Anna raffigurato all’Incontro alla porta Aurea. Lei che carezza lui sul viso in un gesto così lieve che esprime la delicatezza del sentimento profondo tra i due. Il bacio dei genitori di Maria bilancia il bacio del tradimento.
Il bacio di Gioacchino e Anna è l’espressione dell’amore, quello del Bacio di Giuda è il segnale di riconoscimento che farà catturare Gesù dai soldati. Il mantello di Giuda, pare avvolgere Gesù, un bacio così avvolgente da condurlo alla morte. Gesù e Giuda sono statici mentre i personaggi intorno sono in pieno movimento. Diventa palpabile la tensione psicologica delle figure, si intuiscono le azioni dei gesti che da quel bacio, come tessere del domino, si andranno a compiere da quel bacio in poi.
Giovanni Pisano
Sull’altare del presbiterio sono protagonisti una Madonna con Bambino tra due Angeli, pregevoli opere di Giovanni Pisano.
Ci piacerebbe restare per ore a osservare ogni minimo particolare del ciclo pittorico, ma non è possibile. Per evitare che si modifichino le condizioni ambientali che minaccerebbero la conservazione degli affreschi, la visita è consentita ad un numero massimo di 25 visitatori alla volta. La durata della visita è di trenta minuti, quindici dei quali sono utilizzati nel Corpo Tecnologico Attrezzato di Accesso, un ambiente esterno alla cappella dove occorre sostare per il tempo necessario alla stabilizzazione del microclima. La prassi, di fondamentale importanza, mantiene le condizioni ideali della cappella.
Mentre usciamo dalla cappella e si chiudono le porte scorrevoli automatiche dietro le nostre spalle ci ripromettiamo di tornare nuovamente per rivivere l’emozione di un capolavoro che è Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Ciao Giotto, ciao Cappella degli Scrovegni, ciao Padova, a #prestorivederci.
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