Nuraghe Seruci

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Il nuraghe Seruci

Quando si pensa alla Sardegna alzi la mano chi non la associa ai nuraghi! Il nuraghe e i nuragici fanno parte delle fondamenta della storia sarda. Un nuraghe complesso, l’antemurale, l’esteso villaggio di capanne e una Tomba di Giganti sono gli “ingredienti” dell’area archeologica del Nuraghe di Seruci, nelle campagne di Gonnesa, ai piedi della catena metallifera dell’Iglesiente, in provincia di Sud Sardegna. Il sito che abbiamo calcato è di 6 ettari a 175m s.l.m., ha i primi elementi costruiti della fine XIV secolo a.C. ai quali si sono aggiunti gli altri man mano durante i secoli fino al X secolo a.C.

Il sito archeologico

Seruci aveva un controllo privilegiato sul territorio, vista la posizione centrale, rispetto agli altri siti. Era una sorta di città stato, al centro di siti antichissimi, che vanno dal neolitico, nello specifico le Domus de Janas, tombe scavate nella pietra a forma di camera e le Tombe dei Giganti del periodo nuragico, a 300 metri dalla fortificazione su una altura vicina ve ne è una importante. Il nuraghe di Seruci è polilobato, cioè costituito da un mastio centrale contornato da cinque torri, alcune delle quali in buono stato di conservazione e due cortili interni.

I ritrovamenti

L’intera fortezza, compreso l’antemurale si sviluppa per 62 metri in lunghezza e 41 in larghezza. La torre centrale era alta 25 metri. La sommità della torre era coronata da merli in pietra, come lo erano anche le altre cinque che la circondano dell’antemurale. Gli scavi iniziarono con la scoperta del 1897, furono portati avanti da Antonio Taramelli nel 1917, ripresi poi negli anni ’80 del secolo scorso e proseguiti sino a un recentissimo restauro. È una vera e propria fortezza di 3500 anni fa con mura alte 10 metri, paragonabile a quelle del medioevo.

Il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari

All’interno del nuraghe è stato ritrovato un grosso pezzo di lingotto di rame a pelle di bue, detto anche lingotto oxhide, del peso di 4,5 kg. È stato datato fra la fine del bronzo recente e l’inizio del bronzo finale, giungeva da Cipro. È un reperto importante. Indicativo sui rapporti commerciali con i popoli del Mediterraneo ma lo è anche perché è uno dei minerali per realizzare manufatti in bronzo. Molte delle considerazioni e supposizioni elaborate dagli studiosi sui nuragici sono state dedotte dai manufatti come quelli in bronzo. Fare un salto al MAN: il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari mette in luce l’altro tassello essenziale per comprenderli.

Il villaggio

Di notevole rilievo il villaggio che si sviluppa intorno al nuraghe, uno tra i più grandi della Sardegna. La capanna A è una delle meglio conservate, durante lo scavo ha messo in luce una sorta di zoccolo, che si pensa sia un sedile, si ipotizza quindi, che la capanna dovesse avere una funzione comunitaria. Oggi la Capanna delle riunioni è abitata dal ragno botola nuragico, ma è impossibile poterlo osservare durante il giorno perché l’aracnide si rifugia nel suo cunicolo di 15 cm nel terreno ed è un predatore notturno.

Le Case Lenzu

Se oggi alcune specie animali particolari abitano il sito, fino a qualche tempo fa, vi abitavano alcune famiglie. Vivevano nella struttura proprio di fronte al nuraghe. Le civili abitazioni furono erette a fine ‘800 con i materiali del nuraghe stesso. Sono le Case Lenzu che appartenevano alla famiglia di una delle guide del sito archeologico. Quando si dice “restare legati alle proprie origini” e al proprio territorio per raccontarlo! Impossibile staccarsi da questa parte della Sardegna.

Il SIC Costa di Nebida

Lasciando alle proprie spalle il sito, ci si ritrova di fronte ad una costa con un paesaggio mozzafiato: il SIC Costa di Nebida. La tavolozza dei colori molto intensi è variegata, come è variegata la fascia costiera, una parte è rocciosa con le falesie a picco sul mare, un’altra è pianeggiante con le spiagge sabbiose o ciottolose, un’altra ci sono grandi accumuli di blocchi franati a livello del mare che “madre natura” ha eroso e modellato senza sosta.

La flora e la fauna

La vegetazione, altrettanto diversificata, ha trovato l’habitat ideale per un genere annuale di graminacee, il limonio di Merxmüller, il lino di Müller, il verbasco piantagineo, il leccio, il ginepro, la quercia da sughero, il cavolo di Sardegna ed una varietà tale di piante da rendere singolare l’area. Ovviamente hanno trovato dimora diverse specie animali primi ma non per ordine di importanza i gabbiani corsi, i tarabusi, le nitticore. La Sardegna è una regione fuori dal tempo, dove i colori nascono ti lasciano senza fiato, ti entrano direttamente nel cuore e lì restano, vividi.


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Questo racconto è stato scritto ascoltando My Brilliant Friend di Max Richter.


In partnership con Sardegna Turismo