Il più antico nella sua sede originale
L’Orto Botanico Universitario di Padova è il più antico rimasto nella sua sede originale dal 1545, conservando quasi inalterato il suo disegno. Visto dall’alto è un quadrato inscritto in un cerchio. Un’architettura che cela dei simboli cristiani e non solo.
Dal 2014 nei pressi dell’orto antico è stata inaugurata la parte nuova con delle serre al cui interno sono stati ricreati ambienti diversi con le specie provenienti dai cinque continenti, dove la biodiversità, esprime tutto il suo rigoglioso splendore. È iscritto alla Lista Patrimonio Mondiale Unesco dal 1997.
L’Orto Botanico è secondo noi il “diamante verde” della città che vive rigoglioso per universitari e semplici viaggiatori alla scoperta di luoghi speciali e lo abbiamo inserito senza alcun dubbio nella nostra rubrica SocialCorner.
Progetto di Daniele Barbaro
L’Orto Botanico Universitario di Padova è stato Istituito su delibera del Senato della Repubblica Veneta. È il primo e più antico orto universitario al mondo, rimasto nella sua sede originale dal 1545, conservando quasi inalterato il disegno del progetto di Daniele Barbaro con il coinvolgimento nei lavori di esecuzione dell’architetto Andrea Moroni.
L’orto visto dall’alto è un quadrato inscritto in un cerchio, che vuole rappresentare l’unione del cielo e della terra. Il cerchio rappresenta il cielo: il sacro, il mondo spirituale. Il quadrato rappresenta la materia e la condizione terrena. Il cerchio si fa quadrato, il Divino, lo Spirito si fa materia. Il giardino è diviso da quattro viali, orientati con i 4 punti cardinali, ogni quadrato è a sua volta diviso lungo gli assi principali in quattro quadrati, due dei quattro di questi ultimi è diviso a sua volta in otto triangoli isosceli. L’otto il numero ricorrente nel disegno dei giardini, è il simbolo dell’ottavo giorno, quello della Resurrezione, della rinascita spirituale, la rigenerazione interiore ed esteriore.
C’è anche da considerare come possibile lettura, che lo spazio sia stato progettato tenendo in considerazione il numero quattro, simbolo dei quattro elementi: acqua, terra, aria e fuoco, che assieme ai rispettivi principi elementari umido, secco, freddo e caldo, erano per gli antichi alla base di tutte le manifestazioni della vita terrestre.
Francesco Bonafede
Andiamo oltre alle simbologie cosmologiche e spirituali del periodo rinascimentale che riguardano la pianta dell’orto botanico di Padova. Ciò che più conta è il motivo per cui è nato l’orto. In quell’epoca la difficoltà sull’identificazione delle piante usate in terapia dai celebri medici dell’antichità era molto diffusa ed erano frequenti errori e frodi, con conseguenze gravi per la salute pubblica. L’esigenza di istituire un horto simplicium, fu sollecitata da Francesco Bonafede che allora ricopriva la cattedra di “lettura dei semplici”.
Anguillara
L’orto avrebbe fornito agli studenti un valido strumento di studio per il riconoscimento delle vere piante medicinali. Con questo scopo, il primo prefetto dell’Orto, Luigi Squalermo detto Anguillara, uno dei maggiori botanici e “semplicisti“ italiani del Rinascimento, i semplicisti erano degli studiosi che si dedicavano alla raccolta delle erbe medicinali e allo studio delle loro virtù, coltivò personalmente non meno di milleottocento piante.
L’Anguillara fortemente interessato alla farmacologia ebbe la possibilità di identificare le piante medicinali descritte da Dioscoride scoprendo numerose altre specie, grazie anche ai suoi lunghi viaggi. L’Orto patavino fu continuamente arricchito di piante provenienti da varie parti del mondo, specialmente dai paesi dove la Repubblica di Venezia aveva possedimenti o scambi commerciali. Per questa ragione Padova ha avuto un posto preminente nell’introduzione e nello studio di molte specie esotiche. La rarità delle piante e il prezzo dei medicamenti da esse ricavato, fece sì che l’orto divenne oggetto di continui furti notturni. Nonostante fossero previste pene severe, fino all’esilio, fu necessaria la costruzione di un muro di recinzione circolare realizzato nel 1552.
La palma di Goethe
All’orto si può attribuire anche per questo motivo il nome hortus sphaericus, hortus cinctus o hortus conclusus. La specie più antica “ospitata” ha oltre quattro secoli ed è una palma di S. Pietro, nota come Palma di Goethe, perché ispirò al poeta naturalista tedesco, in visita a Padova nel 1786. L’artista elaborò una serie di osservazioni poi espresse nel celebre saggio Sulla metamorfosi delle piante (1790). Si potrebbe incorrere nell’errore che l’Orto sia una sorta di “museo botanico” ancorato al passato.
Superata la Porta Sud della recinzione circolare dove è collocata la statua di Teofrasto il medico greco del III secolo A.C., considerato il padre della botanica, seguendo un viottolo si giunge al nuovo allestimento dell’Orto botanico che completa quello storico e lo proietta verso il futuro.
L’orto si evolve…
Nel 2014 è stata inaugurata, infatti, una grande serra dalle linee architettoniche contemporanee con le vetrate sorrette da strutture tinte in bianco. Tre piccole cascate create grazie a degli elementi strutturali a sbalzo che dalla parete della serra fuoriescono, danno la sensazione di vitalità che vanno ad alimentare delle vasche rettangolari: uno degli habitat ricreati per piante acquatiche, dove alcuni germani nuotano disturbati, ma non impauriti, dalla nostra presenza. La struttura è inserita tra alberi secolari e un ampio giardino e sul fondo su un lato, a fare da cornice, le cupole e la torre dell’Abbazia di Santa Giustina.
All’interno della serra sono stati ricreati ambienti diversi con le specie provenienti dai cinque continenti, dove la biodiversità, esprime tutto il suo rigoglioso splendore. Il percorso rilassa, stupisce, incuriosisce, si comprende quanto possiamo incidere negativamente o positivamente sul pianeta invitandoci a essere responsabili grazie anche all’ausilio di 4 box interattivi, uno di quali ha degli specchi che, mentre ci si specchia, fa “riflettere”.
Facendo richiesta si può accedere all’archivio storico. Accompagnati dalle guide abbiamo avuto modo di scoprire i metodi per la raccolta, il trattamento e la catalogazione degli oltre seicentomila esemplari, che dalla metà del 500 fino ad oggi sono conservati nel palazzo del Prefetto. Chissà quanti esperti e appassionati, passandosi un ideale testimone hanno dato il loro contributo per riempire gli armadi archivio? Tanti i nomi scritti in calce ai fogli delle preziose piante essiccate, con sorpresa troviamo anche quelle dell’artista Filippo de Pisis.
È possibile visitare il giardino e consultare i testi anche per i non vedenti con l’appositita cartellonistica e i libri in Braille. L’orto nei secoli ha dato un significativo contributo allo sviluppo della botanica, della medicina, della chimica, all’ecologia e alla farmacia, è ancora oggi un centro di attività didattica universitaria, di educazione e ricerca scientifica.
L’orto botanico e l’UNESCO
Iscritto alla Lista Patrimonio Mondiale Unesco nel 1997 con i seguenti criteri d’iscrizione: «L’Orto Botanico di Padova ha rappresentato una fonte di ispirazione per molti altri giardini in Italia e in Europa, in termini di influenza nelle loro progettazioni architettoniche e funzionali e negli approcci didattici e scientifici sullo studio delle piante medicinali e delle discipline affini. Dalla sua costituzione, l’Orto Botanico di Padova è stato al centro di una rete di scambi internazionali, contribuendo alla diffusione della conoscenza dei vari aspetti delle piante medicinali e delle scienze botaniche e alla preservazione delle piante ex-situ. Per più di cinque secoli, l’Orto Botanico di Padova ha rappresentato una eccezionale testimonianza di significato culturale e scientifico. Infatti, la sua posizione, dimensione e caratteristiche di ricerca e didattica sono rimaste invariate attraverso i secoli. Similmente, le sue principali caratteristiche di ricerca e didattica sono rimaste immutate, con un costante adattamento alle più avanzate scoperte nelle scienze botaniche ed educative. L’immagine simbolica che l’orto mi suggerisce è quella di un albero dove le radici sono la parte antica, il fusto l’archivio e i rami le serre della biodiversità che continuano a crescere senza sosta. Oltre alle bellezze architettoniche e artistiche, il motivo in più per fermarsi a Padova è la sua punta di “diamante verde” dove è possibile fare il “giro del mondo in settemila specie botaniche”».