Destinata ad essere capitale
Udaipur è la città sorta col destino di essere la nuova capitale del regno di Mewar, dopo che la precedente, Chittorgarh, fu espugnata dopo un lungo assedio, il 23 febbraio 1568, dalle truppe dell’imperatore Akbar (1542–1605). È stata definita nel 1829 “il luogo più romantico del continente indiano” dal colonnello James Tod, primo orientalista inglese e ufficiale della Compagnia delle Indie Orientali della regione, detta all’epoca, Rajputana. La città dall’indiscutibile fascino, si specchia su tre laghi il Feteh Sagar, Swaroop Sagar e il lago Pichola immersa nelle scenografiche creste boscose dei monti Aravalli, in Rajasthan, nell’India Settentrionale.
Il sole, che è anche il simbolo della dinastia che ha disegnato lo skyline della Venezia d’Oriente è appena sorto. Così come il sole si muove, seguito dalla volta celeste anche noi lo seguiremo salendo sempre più in alto percorrendo le vie della città per poi scendere e assistere, dall’altro lato del lago, il tramonto. Nuvole di piccioni planano sul piazzale di Gangaur Ghat che si affaccia sul lago Pichola. Sono attirati dal becchime che è stato appena lanciato sul lastricato da un induista subito dopo la preghiera rivolta magari a Sūrya, la versione indiana di Elio il dio greco venerato anche dai romani.
La musica che giunge dal Bagore ki Haveli
Le tinte calde dell’alba lasciano il posto a quelle più fredde dell’azzurro e gli abitanti della Venezia d’Oriente iniziano ad animarla. Aprono le attività, quelle originali dell’arte orafa, quelle degli abiti dai colori sgrargianti e quelle della tradizione di giocattoli in legno. Il vociare della gente aumenta col passare dei minuti, ma noi restiamo a godere del tempo sui gradoni del ghat, mentre si immergono un uomo, seguito da un altro, dal vicino Lal Ghat o forse è l’altro: l’Hanuman Ghat. Immaginiamo che i due siano protetti dalle divinità dei templi di Shiva e di Hanuman che sono eretti alle loro spalle, dove scorgiamo un paio di scoiattoli, che vi hanno trovato dimora. I due si muovono tra le fronde del secolare albero, scendendo zigzagando a scatti sul tronco per procurarsi il cibo lasciato ai suoi piedi.
Pensavamo di assistere alle abluzioni rituali tipiche dell’induismo, ma in realtà i due uomini si stanno solo lavando. Nelle ore più calde delle giornate estive, Gangaur Ghat si affolla e funge da trampolino per chi si tuffa nel lago a trovare refrigerio, diventa anche un momento di divertimento, soprattutto per i ragazzi. Se si resta qui tutto il giorno, non ci si annoia mai, il viavai è continuo e quando giunge la sera si sentono le musiche che provengono dal Bagore ki Haveli, il palazzo a ridosso del Gangaur Ghat. Gli Haveli sono stupende case signorili, finemente decorate e molto, molto, eleganti.
Dharohar folk dance
Bagore Ki Haveli è un delizioso esempio del XVIII secolo di 130 stanze. È il sogno realizzato dell’allora primo ministro di Mewar, Amar Chand Badwa. Sul tetto e nel cortile del palazzo si muovono indisturbate famiglie intere di scimmie, che seguiamo con lo sguardo incuriositi, sperando che si avvicinino per scattare qualche fotografia. Nelle stanze di Bagore-ki-Haveli è allestito un museo, mentre il cortile interno funge da meravigliosa scenografia, che viene colorata da molteplici luci, dove va in scena lo spettacolo culturale dei Dharohar folk dance. Dharohar significa “eredità, patrimonio”. Nome azzeccatissimo, dato che lo spettacolo mantiene viva l’eredità culturale del Rajasthan, mettendo in scena diversi stili di danze tradizionali, come la danza Gavri: una combinazione di recitazione e danza, che rappresenta l’acerrima lotta tra la dea Amba e il demone Bhiamwal e di come il bene vinca sul male, eseguita dalla tribù Bheel del Rajasthan.
Le danze
La danza Chari: tradizionale della comunità Gujjar, dove le donne danzano portando sulla testa un vaso di ottone al cui interno è acceso un fuoco. Durante la danza Terah Taal, le danzatrici a passi coreografati suonano dei piccoli strumenti a percussione. La danza Gumar: riconosciuta come la danza delle famiglie reali del Rajasthani. Secondo la tradizione le donne Rajput la eseguono durante le cerimonie nuziali. Infine la danza Bhavai, la più difficile. La danzatrice ha sulla testa dei contenitori che impila in po’ alla volta fino a superare la sua stessa altezza col nono contenitore. Tutto è accompagnato dalle note dei componimenti suonati dagli strumenti musicali tradizionali. Le musiche aiutano a caratterizzare i personaggi del divertente spettacolo dell’abile marionettista, che muove i fili restando anch’egli in scena.
Jagdish Mandir
A tre minuti a piedi da Bagore Ki Haveli si trova il Jagdish Mandir. Lo ha fatto erigere Maharana Jagat Singh I. Proprio all’incrocio dei bazaar, circondato da donne che indossano coloratissimi sari, si erge coi suoi 24 metri di altezza il tempio di Jagdish. Una delle meraviglie architettoniche della dinastia di Mewar. Il tempio in stile architettonico indo-ariano fu realizzato secondo le regole di Vastushastra, la scienza architettonica indù. Incredibili le decorazioni, i pilastri superbamente scolpiti, le enormi e ariose sale, le pareti dipinte adornate con colori vivaci e soffitti finemente decorati e le sculture delle divinità adorate e invocate senza sosta. È il luogo dove respiri spiritualità, dove l’unico desiderio che hai è quello di contemplare. Il tempo qui pare fermarsi, aprirsi ad ascoltare ed ascoltarsi, scatta naturalmente.
City palace
Eccoci di fronte al palazzo reale più grande del Rajasthan: il City Palace di Udaipur lungo 244 metri alto 30 metri. La nostra guida Deependra, Deep per gli amici, ci accompagna alla scoperta del maestoso complesso situato sulla riva orientale del lago Pichola. Sulle cancellate è ritratto un sole dorato, lo ricordiamo, il simbolo della dinastia. È ritratto in tutte le salse in tutto il palazzo.
Le cancellate precedono le due entrate del palazzo il Badi Pol e Sheetla Mata Gate. Il Nav Chowki Mahal, è la parte più antica del palazzo. È il punto esatto in cui nel 1559 un eremita consigliò al fondatore della città Maharana Udai Singh II (1537-1572) di porre la prima pietra della nuova capitale, dell’ex regno di Mewar, del clan Rajput Sisodia, costretto a rifugiarsi qui da Chittor. È qui che abbiamo avuto la sensazione, che si ha quando sta per iniziare al cinema un film, che sai già che ti piacerà tantissimo.
La luce rossa
Il Nika-Ki-Chopad e il Salehkhana all’interno del palazzo di Udaipur si devono sempre al fondatore. Ma poi si aggiunsero il labirinto di corridoi, le scalinate, i nuovi padiglioni, i cortili, ne citiamo uno in particolare quello coi meravigliosi mosaici in vetro verde, blu e oro del Cortile dei Pavoni, gli uccelli simbolo del Rajasthan e le altre parti del complesso palazzo migliorato dai suoi successori nell’arco di 400 anni. Una parte dell’imponente struttura oggi è un albergo di lusso, una parte è un Museo ed una la Galleria dei Cristalli. Restano intatti gli appartamenti reali, la sala del trono, le sale delle udienze, le armerie, le verande, giardini e le fontane. Il resto è la residenza della famiglia reale, fate attenzione, se è presente, troverete accesa una luce rossa.
Maharana Pratap Singh I
Ogni sala, ogni parte del palazzo racconta una storia diversa legata a uno o più dei 25 maharana che hanno regnato a Udaipur. Sono i successori di un ininterrotto lignaggio della dinastia più antica del mondo, che fu al potere dal lontano 734 d.C. La storia del maharana di cui gli abitanti della città, vanno più fieri è quella dell’eroe Rajput, che al City Palace non ha aggiunto una sola pietra.
L’uomo che rinunciò alla vita di palazzo, ma lo ha difeso per 25 anni, respingendo e riconquistando parti consistenti del Mewar ai Moghul. Il sovrano che ha messo un freno alle mire espansionistiche di Akbar. Parliamo Maharana Pratap Singh I (1572–1597). Nato nel forte di Kumbhalgarh il 9 maggio 1540. Venne incoronato sovrano del Regno di Mewar dopo la morte del padre Maharana Udai Singh II, nel 1572. È uno dei più grandi re e guerrieri del Bharat che non capitolò mai di fronte ai Moghul.
Chetak: un meraviglioso destriero
Famosa è la battaglia di Haldighati nel giugno 1576 quando Maharana Pratap in sella a Chetak, un meraviglioso destriero della razza dei cavalli Marwari, noto per la sua bellezza e per la leggera sfumatura blu nel mantello. Il cavallo in perfetta simbiosi col suo re per agevolare l’attacco pose i suoi zoccoli sulla testa dell’elefante cavalcato dal nemico Man Singh I di Amber, consentendo a Maharana Pratap di scagliare una lancia.
L’azione ravvicinata procurò delle gravi ferite a Chetak, il quale nonostante fosse gravemente ferito, portò in salvo il suo re lontano dalla battaglia, salvandolo da prigionia certa. Una volta in salvo, il re vide il suo fedele cavallo spegnersi addolorandolo profondamente. La vicenda fu così eroica che i due sono ritratti sempre insieme. Diverse opere d’arte che li ritraggono, consegnandoli alla gloria eterna.
La promessa
Gli anni successivi alla battaglia di Haldighati furono difficili per il sovrano di Mewar. Visse nella giungla, dormì sulla paglia e mangiò in piatti di foglie. Il re guerriero, la sua famiglia e i suoi sudditi continuarono a lottare per riprendersi la loro terra. In 25 anni, il re riconquistò la maggior parte del suo regno, tranne Chittor. Sul letto di morte, fece promettere al suo successore, il figlio maggiore Amar Singh I (1597-1620) che, finché il Mewar non fosse stato completamente riconquistato, nessun sovrano avrebbe dovuto mangiare su piatti d’oro o d’argento e dormire su materassi.
Ancora oggi, ci raccontano che la famiglia reale di Mewar mette una foglia sotto il piatto e della paglia sotto il letto, mantenendo la promessa fatta al Maharana Pratap Singh. La gente venera la figura storica di Maharana Pratap, celebra il suo compleanno come Pratap Jayanti. Una ricorrenza dove in molti tornano a casa, a festeggiare con le loro famiglie nei villaggi. In molti tornano a Udaipur con la gioia di tornare. La città senza la sua anima, la sua essenza e suoi eroi sarebbe soltanto fatta di monumenti storici e bellezze naturali.
Il racconto su Udaipur continua, nei prossimi giorni la seconda parte.
Udaipur è una delle innumerevoli meraviglie dell’India che abbiamo scoperto grazie alla consulenza di Yatra Exotic Routes e Incredible India.
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