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Oliena: il Cannonau, il Nepente


Il Cannonau e il Nepente

Oliena, il Cannonau e il Nepente. Nell’immaginario collettivo il vino della Sardegna è o non è il Cannonau? Beh! Possiamo dire di sì! Scopriamolo passo dopo passo insieme al suo territorio. Il Cannonau, Garnacha in spagnolo, Grenache in francese, è in effetti il vitigno a bacca nera più diffuso dell’isola. Ma c’è da sapere, molto di più! Fino a pochi decenni fa era una certezza che in Sardegna la pianta di vite fosse stata introdotta, tra il 900 e il 500 a.C., con i commerci Fenici e il Cannonau fosse giunto dalla penisola Iberica.

In base agli studi sul millenario utilizzo dei palmenti, le vasche per la pigiatura, chiamati in sardo Laccos, i ritrovamenti nei recenti siti di scavo e la scoperta nei pozzi nuragici di Sa Osa dei vinaccioli, è stata accertata la presenza della vite sull’isola, coltivata già 3500 anni fa ed in particolare il Cannonau non sia stato affatto importato. I tasselli degli studi e delle ricerche in atto, stanno ridisegnando il mosaico della storia del vino in Sardegna e nel bacino del Mediterraneo.  

Cannonau Likeness international 

Il Cannonau è il vitigno più coltivato in regione, primeggia col 28% rispetto agli altri vitigni a bacca bianca e nera. Cresce in tutta la regione su una superficie di 7456ha, anche se il 67% lo si trova al centro ovest dell’isola. L’attenzione alla qualità del nettare degli Dei dei sardi è sempre maggiore. Il vino, fiore all’occhiello di un territorio che punta dritto alla vetta dell’eccellenza, ha portato il Comune di Oliena e Vinoway con il patrocinio della Regione Sardegna e della Fondazione Banco di Sardegna ad organizzare il primo Cannonau Likeness international proprio ad Oliena.

Nella splendida cornice di stile, dall’anima fortemente sarda del Su Gologone Hotel si sono tenuti i convegni, con ospiti di prestigio del settore, registi, noti enologi ed esperti di strategie della comunicazione. I vini delle 80 cantine partecipanti alla mostra sono stati valutati dagli esperti con perizia ed è stata stilata una classifica suddivisa in argento, oro e oro stella. I vini sono stati poi degustati da enologi e semplici appassionati durante le masterclass tenute nei giorni della manifestazione decretando il vincitore di questa prima edizione.

Oliena e il vino, un rapporto strettissimo

“Oliena, uno dei più scoscesi e suggestivi paesini di Barbagia, dove tutt’intorno ti rallegra il sorriso dei pampini delle più fortunate vigne di questo mondo: esse esprimono un vino che non si può descrivere, non si può confrontare, non si può imitare. Si può solo bere, venendo qui. E non lo dimentichi più”. (Nicola Valle, Scompare un’isola)

In questo borgo si trovano molte cantine di prestigio che hanno ottenuto dai vitigni di Cannonau il vino che qui è chiamato Nepente. In vino che persino Gabriele d’Annunzio ne ha tessuto le lodi coi suoi versi. Le coltivazioni sparse sul territorio, si differenziano in base all’altezza sul livello del mare e alla potatura: da quella tradizionale ad alberello giustificata in tempi passati per la minor difficoltà economica della gestione che richiedevano i filari e l’attuale a Guyot o Cordone speronato.

I monumenti naturali

I vigneti sono incastonati in uno splendido territorio abitato da uomini e donne dal cuore aperto all’accoglienza che fanno sentire a casa propria i viaggiatori.  Due tra le diverse bellezze naturali. Le sorgenti del Su Gologone, la meravigliosa risorgiva carsica dagli accesi colori dell’acqua mescolati a quelli della vegetazione circostante. Le sorgenti hanno dato tra l’altro il nome alla location dove si è tenuto l’evento del Cannonau Likeness International. Il Supramonte, il secondo monumento naturale, con i suoi enormi bastioni alternati ai profondi canyon e ai picchi rocciosi che si stagliano verso il cielo. La vetta più alta di 1463 metri è il monte Corrasi la montagna azzurrognola che si tinge in base ai colori del sole. Di sera, al tramonto, si veste di un magnifico rosa ed è ai suoi piedi, dove è adagiata Oliena, se ne gode pienamente la bellezza.

I gioielli architettonici del passato

Popolato da sempre questo comune della Barbagia. Prima dai prenuragici, poi i nuragici che hanno lasciato testimoni silenti una trentina di nuraghi, da quello sconosciuto e non ancora studiato di Susùne/Lillovè al notissimo complesso nuragico di Sa Sedda ‘e Sos Carros. Il sito della fonte sacra, incastonato nella selvaggia valle di Lanaittu, dove fu rinvenuta una Brocca askoide in bronzo a due colli, di cui uno con la testa bovina, datata 1000-900 a.C. Il reperto è unico e di straordinario interesse per quanto riguarda la bronzistica nuragica. Riproduzioni della brocca askoide sono state donate ai convenuti di rilievo dell’evento, realizzate in ceramica da Francesca Deledda.

Il ponte romano

È ancora lì, dopo secoli, il ponte che eressero i Romani. Unisce la strada che permette di superare il fiume Cedrino da un argine all’altro. I Pisani lo rimisero in sesto ponte di Papaloppe, così chiamato dal nome del frate che ne diresse allora i lavori. I vecchi olianesi però lo chiamano “Su ponte ‘e sos pisanos”. Ai Pisani il merito dell’incremento dell’agricoltura e dell’introduzione e sperimentazione di nuove culture fino ad allora sconosciute ai Sardi.

Casa Calamida

In città sono protagonisti gli olianesi, le loro storie, quelle dei personaggi illustri, le loro tradizioni, i loro riti e il loro senso dell’ospitalità. Le immagini fermate negli scatti di Toni Schneiders e Marianne Sin-Pfältzer in mostra a Casa Calamida, in via Eleonora d’Arborea, esposti fino a settembre, dal titolo S’Incontru, dicono molto degli abitanti. Il primo fotografo congela con i suoi scatti i riti del giorno di Pasqua documentando in modo straordinario le varie fasi. Tra gli scatti in mostra, la spettacolare visione dall’alto del doppio cerchio del “Ballu tundu in Piazza Lussorio 2 Aprile 1956”.

La seconda è un’altra straordinaria fotografa che amato e narrato la Sardegna e Oliena fino agli ultimi giorni della sua vita. Entrambi hanno fissato su pellicola il volto più intimo di questo popolo che riesce a mantenere vivi riti e le tradizioni. La Casa Museo Il cortile dei ricordi, dove è allestita la mostra “Identità – La vita le arti e i mestieri di un tempo” con una nutrita collezione di bottiglie di vino della Cantina sociale di Oliena che parte dagli anni cinquanta fino ai giorni nostri, aggiunge un ulteriore tassello.

I murales con l’artista che li ha realizzati: Luigi Columbu

Un capitolo da non perdere è quello della passeggiata alla scoperta dei murales dipinti sulle pareti delle civili abitazioni del borgo. Sono veri e propri racconti degli uomini e le donne che hanno lasciato un segno evidente in città. Ne citiamo solo cinque, tutti del valente artista che li ha realizzati, nonché guida, l’olianese Luigi Columbu col quale abbiamo avuto l’onore e il piacere di vedere. Il primo è quello del bandito Giovanni Corbeddu Salis, nato ad Oliena nel 1844 e ucciso nel 1898 per mano dei carabinieri dopo una latitanza di ben diciotto anni.

È il murales di una storia ormai senza tempo. Un uomo buono e saggio, che si da alla fuga perché falsamente accusato, un bandito che non rubava e morto povero. A lui il sottoprefetto affidò il compito di intervenire nella spinosa questione di due commercianti francesi, sequestrati dai banditi. Grazie al suo intervento, alla sua credibilità e autorevolezza, furono rimessi in libertà dopo le inutili ricerche delle forze dell’ordine. Per l’attività svolta gli fu offerta una grossa somma in denaro che egli, da uomo tutto d’un pezzo, rifiutò con fermezza. L’immagine utilizzata per ritrarre Giovanni Corbeddu Salis è un’altra storia che si lega al murales sulla facciata dell’edificio opposto.

La pianta simbolo della Sardegna

È il murales del Ribes Sardoum Martelli, pianta endemita (flora o fauna esclusive di un dato territorio) del Corrasi, la pianta simbolo della Sardegna. Il ribes Sardorum è una specie esclusiva dei suoli calcari dolomitici giurassici del Supramonte di Oliena. Esistono di questa specie soltanto una ottantina piante a causa di un difetto. La pianta produce una quantità di polline non sufficiente per fecondare tutti i fiori femminili, causando una scarsa fruttificazione che diminuisce la propagazione per seme.

L’arbusto fu scoperto da Giuseppe Giacinto Moris nel 1840, ma descritto soltanto nel 1894 dal botanico Ugolino Martelli che riuscì a ritrovare la specie grazie al bandito Giovanni Corbeddu Salis, il quale sapeva l’esatta ubicazione dell’arbusto. I due diventarono amici. Martelli è conosciuto per aver legato il suo nome alla rarissima specie. Lo è anche per la foto che scattò al bandito, con la promessa che avrebbe diffuso l’immagine solo dopo la sua morte.

Magic Box

Poco distante dai due precedenti e vicino al Municipio, si trova il murales che celebra un concittadino prestigioso, nato a Oliena nel 1966, il calciatore Gianfranco Zola. Ospite anche lui del Cannonau Likeness International. Il giorno dell’inaugurazione del murales fu particolarmente emozionato dall’evento nonostante sia stato uno dei più forti calciatori italiani ed europei degli ultimi trent’anni. Zola ha vestito per 38 volte la maglia della Nazionale italiana. Ha giocato nel Chelsea ed è stato soprannominato dagli inglesi Magic Box, scatola magica, per le magie che sapeva estrarre dal cilindro durante le performance agonistiche. È stato insignito del titolo di Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico dalla Regina Elisabetta.

I Gesuiti

Sulla facciata di un’abitazione rivolta sullo slargo, dove si affacciano il grosso convento della Compagnia di Gesù e della chiesa dedicata a Sant’Ignazio di Loyola dalla facciata dal gusto spagnolo e il campanile in stile ligure, come ligure fu l’architetto Domenico Spotorno che lo progettò, è ritratto un altro illustre olianese: Giovanni Antonio Solinas. Padre Giovanni Antonio Solinas con Pedro Ortiz de Zárate furono uccisi, insieme ad altre 18 persone, dagli indigeni ai piedi delle Cordigliere del Paraguay, nelle pianure del Zenta dell’immenso Chaco.

I due sacerdoti sono stati beatificati recentemente, sotto il pontificato di papa Francesco, il 2 luglio 2022, nel Parco della Famiglia a Nueva Orán, durante la cerimonia presieduta dal cardinal Semeraro. Il murales è lo spunto per conoscere il ruolo dei Gesuiti ad Oliena. L’Ordine conventuale diede un grosso contributo e nuovo impulso all’agricoltura del territorio, indebolita fortemente quando lasciarono i territori i Pisani e aprì una scuola, detto “Collegio”, che accoglieva i giovani del borgo e dei paesi limitrofi che volevano proseguire gli studi. È stata la scuola più importante del Nuorese.

La nonnina col fucile

Particolarmente simpatico è il murales che ritrae la nonnina Maria Palimodde, classe 1921. Ritratta con i caratteristici abiti che alcune vecchine indossano ancora oggi e che vedi in giro per Oliena a passo lesto. Sono prese dalle loro commissioni. Il passo si fa ancor più lesto mentre si recano verso la chiesa parrocchiale per la messa. La donna del murales imbraccia il fucile appostata sul suo balcone mentre si accinge a sparare un colpo a salve. Appare minacciosa ma in realtà sta per compiere il gesto che la tradizione vuole e che si rinnova durante il rito pasquale de S’incontru, l’incontro, nel quale le statue di Cristo Risorto e della Madonna vengono portate in processione, tra le vie del paese, per poi finalmente farli incontrare.

Il peggior locale di Barbagia

La passeggiata è da concludere a Sa Bettola, la famigerata vineria dell’artista Luigi Columbu, per una bevuta. Dalla targa apposta all’esterno è il peggiore locale di Barbagia. In realtà è lo spazio dove l’aspetto ironico dei sardi emerge in tutta la sua creatività. Un po’ museo, un po’ manifesto delle storie locali di briganti e cittadini, è a Sa Bettola che si tramanda la passione per il Nepente e non solo, condividendo gli effetti inebrianti del vino citato dai letterati di ogni tempo.

Canto a Tenores e il ballo tradizionale

Durante la giornata può capitare di ascoltare il Canto a Tenores. Il canto a quattro voci maschili la cui origine si perde nella notte dei tempi che dei ragazzi stanno improvvisando. In men che non si dica gli altri muovono i passi del ballo tradizionale. Prove estemporanee che poi saranno ripetute in abito tipico che fin da piccoli viene indossato fieramente da tutti. A Oliena il vino, le storie, l’eccezionale ospitalità, un territorio zeppo di racconti da ascoltare e scoprire, una terra con un’anima forte della quale te ne innamori perdutamente.

Un particolare ringraziamento va all’assessore all’Agricoltura, Ambiente, Sport di Oliena, Antonio Congiu che si è prodigato per questo primo straordinario evento che va oltre i confini della sua città a beneficio della Sardegna tutta.


Se ti è piaciuto il nostro racconto su Oliena il Cannonau e il Nepente puoi trovare altre esperienze da vivere in Sardegna cliccando qui.

Sul Cannonau Likeness International clicca qui

Se vuoi saperne di più del Su Gologone Experience Hotel clicca qui.


Questo racconto è stato scritto ascoltando Glue di Bicep

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