San Bartolomeo in Legio
L’eremo incastonato nella roccia
Dopo aver percorso un sentiero panoramico per circa 35 minuti, che ci ha condotti nel cuore del canyon creato dalle acque, eccoci di fronte agli ultimi scalini da scendere interamente scavati nella roccia. Scesi i circa 15 gradini scolpiti, si apre una balconata naturale lunga cinquanta metri. Il tetto è formato dalla pura roccia, la stessa che costituisce il pavimento su cui stiamo camminando che formano una sorta di “c”. Una meraviglia della natura che custodisce il piccolo Eremo di San Bartolomeo in Legio.
L’eremo e il papa “del gran rifiuto”
Questo piccolo suggestivo luogo dello “Spirito” è stato ricostruito intorno al 1250, sui resti di un eremo antecedente al 1000, da Pietro Angelerio da Morrone futuro papa. Celestino V lo ha abitato stabilmente dal 1274 al 1276, molto prima di essere eletto pontefice, decidendo, poi, di allontanarsi per recarsi in un luogo meno accesssibile sulla Majella. Le esigenze della vita eremitica e l’eccesssiva vicinanza ai centri abitati disturbava la quiete della comunità monastica.
La devozione per san Bartolomeo
Nella notte del 25 agosto, l’eremo è visitato da centinaia di devoti che all’alba dopo aver assistito alla celebrazione della messa e dopo essersi bagnati, seguendo il consueto rituale, al torrente Capo la Vena, parte in processione con la statua del santo giungendo a Roccamorice. La statua vi rimarrà fino al 9 settembre, il giorno in cui tornerà di nuovo in procesasione al suo posto nell’eremo.
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Questo racconto è stato scritto ascoltando: Erik Satie, Gnossiennes 1-6